martedì 29 giugno 2021

“Un lavoro perfetto” di Tsumura Kikuko

 
“Un lavoro perfetto” di Tsumura Kikuko

Marsilio editore 

€ 18,00 cartaceo - € 9,99 eBook 

320 pagine 

Nel suo ruolo di consulente del lavoro, la signora Masakado è abituata a incontrare le persone più stravaganti, ad accogliere le richieste più insolite, e in genere è in grado di accontentare tutti. Così, quando una giovane donna si presenta presso la sua agenzia, è sicura di avere l’offerta adatta a lei. Dopo essersi licenziata in seguito a un esaurimento nervoso, la donna sembra infatti avere le idee molto chiare su ciò che vuole: oltre a essere vicino a casa, il nuovo impiego dovrà prevedere solo mansioni semplici e non offrire prospettive di carriera; dovrà essere, insomma, del tutto privo di sostanza, al limite tra il gioco e l’attività seria. Nelle singolari occupazioni che si prende in carico – dal sorvegliare uno scrittore sospettato di attività di contrabbando a inventare consigli che impreziosiscono la confezione di una marca di cracker di riso –, la neoassunta cerca soprattutto di non lasciarsi coinvolgere troppo. Ma nel suo saltare da un posto all’altro, nel suo acquisire regolarmente più responsabilità di quelle desiderate e ruoli più complicati del previsto, le diventa sempre più chiaro che non solo il lavoro perfetto non esiste, ma che quello che sta veramente cercando è qualcosa di molto più profondo. Ogni cambiamento comincia così a rappresentare una nuova fase di crescita interiore, fino alla consapevolezza che in tutto ciò che si fa c’è qualcosa di magico, di unico e di appagante, e che dobbiamo solo trovare (o non perdere) l’energia per riconoscerne la bellezza. Ironico e tenero, il romanzo di Tsumura Kikuko è una commedia dolceamara che, con la leggerezza, l’umorismo deliziosamente paradossale e un pizzico di surrealismo, tipici di tanta letteratura giapponese, racconta della ricerca, spesso vana, di un senso nel mondo del lavoro di oggi. Con un finale a sorpresa.

LA MIA RECENSIONE 

“Un lavoro perfetto” è la storia di una donna giapponese che dopo aver svolto per quattordici anni un lavoro che credeva fosse perfetto per lei, prende l’esaurimento nervoso e si licenzia, inizia così la scelta di un nuovo impiego che però non dura tanto. Sono tanti i lavori che inizia ma dei quali non rinnova mai il contratto e sono anche abbastanza strani. 

“Un lavoro perfetto” è una storia frizzante, insolita, che mette di buon umore, una storia diversa dalle altre. La protagonista, della quale non si sa ne il nome ne l’età, non riesce a trovare il lavoro perfetto, ogni impiego la coinvolge talmente tanto da farle venire l’esaurimento nervoso ed aumentare la sua ansia, diciamo che nella realtà casi come lei accadono eccome, si vuole fare tutto alla perfezione, si vuole fare bella figura con il capo e se il lavoro piace meglio ancora, la donna del romanzo svolge tanti lavori molto strani, lavori che le piacciono anche, ma la sua ansia di fare bene, di risolvere i problemi del capo alla fine le fanno male psicologicamente mettendola sotto stress. Ecco questa è la parte che mi è piaciuta di meno del romanzo, le vicende della protagonista sono talmente coinvolgenti che la sua ansia si trasmette al lettore, almeno nel mio caso, la donna mi ha innervosita e mi ha trasmesso ansia, il suo rimuginare troppo sulle cose, il suo pensare troppo a ciò che dicono gli altri e prenderlo troppo sul serio è stato contagioso che ad un certo punto ho detto “e basta, prendila con più leggerezza”, quando lavora nell’azienda di pubblicità sugli autobus il suo capo le chiede di tenere sotto controllo una sua collega, e lei per tutta la durata dell’impiego pensa e ripensa al perché  questa richiesta, ma ci pensa talmente tanto da stare male ed in ansia. 

A parte l’ansia che trasmette la protagonista, il romanzo mi è piaciuto, mi ha divertita molto, mi ha fatto conoscere altro sulla cultura giapponese e poi si parla molto di cibo e quindi, che voglia di cibo giapponese. Una lettura leggera da leggere tutta d’un fiato, con una protagonista insolita che alla fine lancia un bellissimo messaggio sulla vita. 

Buona lettura 

lunedì 21 giugno 2021

Recensione - “Le Malerbe” di Keum Suk Gendry - Kim #viaggiandoinoriente

“Le Malerbe” di Keum Suk Gendry-Kim

Bao editore 

€ 25

La fumettista coreana Keum Suk Gendry-Kim ha lavorato anni a questo racconto, basato sulla testimonianza diretta di una sopravvissuta, sul dramma delle comfort women, donne che – durante la guerra di conquista che il Giappone mosse contro Corea e Cina nei primi anni Quaranta del Ventesimo secolo – venivano vendute, rapite o costrette con l’inganno a lavorare come prostitute, violentate quotidianamente dai soldati. Questo libro è profondamente doloroso e rivanga un passato che spesso si è cercato di dimenticare o negare, ma che è importante conoscere e ricordare. Molto più che una biografia, Le malerbe è un racconto intimo e sentito, in cui anche la voce della narratrice è riconoscibile e importante, e si intreccia ai racconti, a volte comprensibilmente frammentari, di una donna che sente di non aver avuto un solo istante felice da quando è uscita dal ventre della madre, come dice lei stessa.

LA MIA RECENSIONE

 Questo mese per la rubrica #viaggiandoinoriente ho deciso di leggere la graphic novel “Le Malerbe”, il nostro viaggio sarà tra la Corea e la Cina degli anni 40 durante la seconda guerra mondiale. 

“Le Malerbe” è la vera storia di una donna coreana, Okseon, che durante la guerra fu sequestrata dall’esercito giapponese e deportata in una casa di piacere in Cina  al servizio dei giapponesi, per anni fu violentata e fu costretta a prostituirsi per i soldati fino alla liberazione. 

Si sa poco su questo triste capitolo di storia, tutti conosciamo cosa è accaduto agli ebrei nei campi di lavoro, gli atti abominevoli commessi verso di loro dai tedeschi, ma in quello stesso periodo nell’altra parte del mondo accadeva la stessa cosa, anzi peggio, l’impero giapponese diede ordine all’esercito di deportare coreani, cinesi, filippini e anche thailandesi in veri e propri campi di lavoro forzato, le torture subite erano atroci, il lavoro massacrante, niente cibo, niente acqua, e le donne? Le donne venivano rapite, o acquistate dalle loro famiglie e portate in case di prostituzione alla mercé dei soldati giapponesi, alcune di esse erano ancora delle bambine, avevano tredici anni, e venivano ingannate, le veniva detto di essere state adottate da famiglie benestanti e che avrebbero frequentato la scuola, invece il loro destino era quello di diventare “confort women”, donne di conforto. I proprietari delle case di piacere erano dei veri e propri aguzzìni, il loro scopo era far soldi e dare piacere ai soldati giapponesi, alle ragazze veniva negato tutto, acqua, cibo, cure mediche, le uniche cure che ricevevano erano per le malattie sessualmente trasmissibili, per evitare di non poter ricevere uomini.questo abominio non si è fermato con la liberazione, anzi, una volta liberate le donne di conforto, venivano allontanate dalla loro famiglia d’origine perché considerate disonorevoli, e quindi si ritrovarono, alcune di loro, in mezzo alla strada senza nessuno. Un capitolo della storia che non deve essere dimenticato, ciò che accadde in Europa accadde anche in oriente, tempo fa ho visto un documentario e le cose che succedevano nei campi di lavoro giapponesi erano davvero inquietanti, quasi peggio di ciò che succedeva in Europa. 

Le “confort women” sono paragonate all’erba, che si piega e non si spezza, proprio  per dare un’idea della loro forza, subivano tutto ma senza spezzarsi, a volte desideravano la morte come la protagonista Okseon, ma alla fine lottavano con la speranza che tutto sarebbe finito. 

“Le malerbe” è stata una lettura bellissima, emozionante, che fa provare tanta rabbia, una storia dura, cruda,  ciò che viene raccontato sembra pura fantasia, e invece è accaduto realmente, una graphic novel di grande bellezza e potenza che consiglio di leggere, anzi credo che tutti dovrebbero leggerla perché storie come questa vanno ricordate e mai dimenticate.