venerdì 16 dicembre 2022

Natale in Giappone

 


IN GIAPPONE IL NATALE NON È UNA FESTIVITÀ RELIGIOSA COME PER NOI OCCIDENTALI MA È UN PERIODO DI FELICITÀ DA PASSARE CON LE PERSONE AMATE.


La maggior parte dei giapponesi non è di religione cattolica ma il Natale si è diffuso anche nel continente nipponico.

Non avendo un significato religioso non è considerata festa nazionale, e quindi scuole ed uffici sono regolarmente aperti.

Ciò non significa che i giapponesi non lo celebrano, anzi è una festa molto diffusa, per loro è un periodo di felicità da celebrare con chi si ama.

Il 24 dicembre infatti gli innamorati e le famiglie sono soliti andare a cena fuori.


POLLO FRITTO A NATALE 

I giapponesi per la celebrazione del Natale sono soliti cenare al ristorante, ma c’è una tradizione molto curiosa tipica del 24 dicembre: andare a mangiare pollo fritto.

La tradizione di mangiare pollo fritto nasce con la diffusione di KFC, la catena americana famosa per il pollo fritto, e si sa che i giapponesi vanno matti per l’America.

La maggior parte degli abitanti quindi la sera di Natale affolla il famoso fast-food che ha pensato di creare un menù tipico natalizio (pollo fritto, insalata e dolce).

Molto diffusa è anche la “Christmas cake”, una torta fatta di pan di spagna e decorata con panna, fragole e immagini di Babbo Natale.


LUCI DI TOKYO

Durante il periodo natalizio Tokyo si veste di tante lucine splendenti. Sono tanti i posti da visitare nella bellissima città.

Come un albero di Natale alto 8 metri e decorato con 1.200 luci che si trova nella zona “Roppongi Hills”.

Viene anche riprodotto un grande oceano fatto di luminarie, e poi non mancano gli addobbi per le strade e fuori ai negozi.


FESTA DEGLI INNAMORATI

Il 24 dicembre viene generalmente festeggiato dagli innamorati, infatti essendo un giorno di felicità viene dedicato a chi si ama.

Vengono scambiati anche regali ma solo tra gli innamorati.


I GIAPPONESI CREDONO IN BABBO NATALE?

I regali non vengono scambiati in nome di Babbo Natale, il quale non è molto radicato come figura, ma nonostante ciò appare un po’ ovunque.

La maggior parte dei giapponesi è di religione buddhista, e loro credono in un personaggio che ricorda molto Babbo Natale.

Si chiama Hotei, è una divinità della fortuna e come il suo amico Babbo Natale ha un sacco pieno di regali ed è circondato da bambini.

martedì 4 ottobre 2022

Baciarsi in Giappone

 

Per noi occidentali baciarsi è una grande manifestazione d’amore, ma per i giapponesi cosa rappresenta il bacio? I giapponesi ottengono la libertà di baciarsi in pubblico solo nel XX secolo. 

Gli americani e gli europei, durante la restaurazione Meiji, quando si stabilirono in Giappone notarono che li il bacio fosse del tutto assente, era considerato un preliminare del sesso e non un gesto d’affetto come per noi occidentali, era quindi impuro. 


Durante il medioevo il bacio era impuro e più scandaloso del sesso perché c’era  l’uso della bocca e della lingua, considerati lo strumento  attraverso il quale il Buddha trasmette i suoi insegnamenti, quindi qualcosa di sacro non poteva essere sporcato con il bacio.

Solo nel XX secolo il bacio assume lo stesso significato che conosciamo noi occidentali, e questo grazie al cinema e alla letteratura.


VIETATO BACIARSI

Dalla metà degli anni 30 e durante il periodo della seconda guerra mondiale vigeva il divieto di baciarsi in pubblico, tale divieto valeva anche per i film.

Solo dopo la guerra il divieto venne abolito.

Nel 1946 esce infatti il primo film giapponese dove appare il primo bacio tra i due personaggi, “Giovani di vent’anni”.

Il bacio in questione però era molto casto e innocente, le bocche degli attori erano divise da una garza.

 Il film ebbe molto successo e fu denominato “Il film di baci”. Ed il 23 maggio, giorno d’uscita del film, divenne “il giorno del bacio”.

Nel 1950 ci fu invece un bacio che fece molto scalpore.

Un’attrice di Hollywood, durante un evento a Tokyo, bevve molto sake e iniziò a baciare i presenti, tra i quali anche due attori giapponesi.

La notizia uscì su tutti i giornali.


IN TRIBUNALE PER UN BACIO

Molti tribunali giapponesi hanno pronunciato sentenze in merito ad un semplice bacio.

Una sentenza del 1966 distingue 3 tipi di baci: 1. Consuetudinario; 2. Amoroso; 3. Sessuale.

Questo perché erano tante le situazioni che venivano portate in tribunale, tutte aventi ad oggetto carie tipologie di baci. 

Il caso più famoso è quello del 1977.

Un uomo invitò una donna nella sua macchina, lei accettò. In auto lui mise le sue mani sulle spalle della donna e la baciò. La donna fuggì a denunciarlo.

Sia la procura che il tribunale di grado superiore considerarono la cosa indecente in base ad una pronuncia della Corte Suprema.

La pronuncia stabilisce che è indecente “l’atto che causi in una persona ordinaria imbarazzo sessuale o vergogna e ne violi la sana morale sessuale”.

L’avvocato dell’uomo ricorse così alla stessa Corte Suprema la quale precisò cosa rende i baci indecentio:

  1. La mancanza di una relazione tra le due parti.
  2. L’uso della forza che non permette una resistenza
  3. La mancanza di consenso.

La Corte quindi analizzando il caso vide che non sussistevano tali elementi e quindi assolse l’uomo considerando il bacio non indecente.

Fortunatamente oggi anche in Giappone è possibile baciarsi in pubblico e manifestare liberamente questo bellissimo gesto d’affetto.

domenica 29 maggio 2022

Recensione - “Se i gatti scomparissero dal mondo” di Kawamura Genki

 

“Se i gatti scomparissero dal mondo” di Kawamura Genki - edito Einaudi - € 10,00 - 165 pagine - Amazon

Di lavoro fa il postino, mette in comunicazione le persone consegnando ogni giorno decine di lettere, ma il protagonista della nostra storia non ha nessuno con cui comunicare. La sua unica compagnia è un gatto, Cavolo, con cui divide un piccolo appartamento. I giorni passano pigri e tutti uguali, fin quando quello che sembrava un fastidioso mal di testa si trasforma nell'annuncio di una malattia incurabile. Che fare nella settimana che gli resta da vivere? Riesce a stento a compilare la lista delle dieci cose da provare prima di morire... Non resta nulla da fare, se non disperarsi: ma ecco che ci mette lo zampino il Diavolo in persona. E come ogni diavolo che si rispetti, anche quello della nostra storia propone un patto, anzi un vero affare. Un giorno di più di vita in cambio di qualcosa. Solo che la cosa che il Diavolo sceglierà scomparirà dal mondo. Rinunciare ai telefonini, ai film, agli orologi? Ma certo, in fondo si può fare a meno di tutto, soprattutto per ventiquattr'ore in più di vita. Se non fosse che per ogni oggetto c'è un ricordo. E che ogni concessione al Diavolo implica un distacco doloroso e cambia il corso della vita del protagonista e dei suoi cari. Soprattutto quando il Diavolo chiederà di far scomparire dalla faccia della terra loro, i nostri amati gatti. Kawamura Genki ci costringe a pensare a quello che davvero è importante: alle persone che abbiamo accanto, a quello che lasceremo, al mondo che costruiamo intorno a noi.

LA MIA RECENSIONE

Il protagonista del romanzo scopre di avere una brutta malattia al cervello e che gli rimane poco tempo di vita. Afflitto cerca di redigere una lista di cose da fare prima del giorno della morte ma invano. Ma proprio quando è  afflitto dal dolore e dalla voglia di non morire che riceve una visita insolita, quella del Diavolo in persona, il quale gli propone un patto, un giorno di vita in più per la scomparsa di qualcosa dal mondo. 

Una favola moderna che mi ha incantata e mi ha emozionata, ma soprattutto mi ha insegnato il senso della vita. 

Sembra facile decidere cosa far scomparire dal mondo in cambio di un giorno di vita, anche il protagonista lo credeva ma poi ad ogni proposta anche le cose più banali, quelle che sembravano prive di senso e importanza a questo mondo si rilevano fondamentali. 
Quando tutto ci va bene non siamo in grado di dare importanza alle cose, alle relazioni, ai rapporti umani, ma poi proprio quando ci troviamo davanti ad una situazione che ci mette davanti a delle scelte, una situazione che ci porta a riflettere su tutta la nostra vita ecco che tutto cambia dentro di noi, iniziamo a dare importanza alle piccole cose e a godere di ogni istante dando valore a tutto ciò che ci circonda. 

Il romanzo mi è piaciuto molto, è stato profondo, riflessivo, anche commovente, a tratti ironico, un’ironia diversa dal solito, un’ironia che sotto sotto da insegnamenti di vita lanciando segnali molto importanti come quello di apprezzare le piccole cose che ci troviamo davanti il nostro percorso di vita, non ci sono cose più importanti delle altre e quando ce ne accorgeremo sarà troppo tardi, questo non vale solo per le cose materiali ma anche per i sentimenti, per le persone, a volte per orgoglio lasciamo distruggere un rapporto ma quando ci rendiamo conto di doverlo ricucire e fare il primo passo ormai può essere troppo tardi. 

Un romanzo che tutti dovrebbero leggere. 

lunedì 23 maggio 2022

Recensione - “Il diario geniale della signorina Shibata” di Emi Yagi

“Il diario geniale della signorina Shibata” di Emi Yagi-Edito Mondadori-€ 17,50-162 pagine-Amazon

TRAMA: Se c'è una cosa che Shibata non sopporta è dover servire il caffè, pulire e riordinare. Nessuna di queste cose fa parte delle sue mansioni, ma Shibata è l'unica donna in un ufficio popolato da uomini. Così una mattina, davanti all'ennesima richiesta del suo capo di raccogliere le tazze sporche dalla sala riunioni, annuncia che non può, perché l'odore del caffè le dà fastidio. È incinta, o almeno questo racconta ai suoi colleghi. Inizia così la gravidanza di Shibata: un diario dettagliato in cui, settimana dopo settimana, racconta a se stessa e agli altri le tappe di un percorso che dovrebbero portarla a diventare madre. Con l'aiuto di qualche asciugamano appallottolato sotto i vestiti e una app che le segnala i progressi del feto, Shibata trascorre nove mesi in cui ha finalmente l'occasione di rallentare il ritmo frenetico del lavoro e recuperare tempo per se stessa. Per fare la spesa e cucinare, godersi un bagno rilassante, iscriversi a un corso di aerobica. Ma anche per osservare il mondo attorno a sé e incontrare una società alienata, popolata di individui schivi e incapaci di guardarsi in faccia. E, soprattutto, un mondo di madri sole, alle prese con la gestione dei figli, il rientro al lavoro e le incombenze quotidiane che le lasciano stremate. Un velo di solitudine sembra ricoprire ogni cosa, ma il bambino fantasma che cresce nella sua pancia è in grado di farle vedere il mondo con occhi diversi e farla sentire meno sola. O forse dentro di lei c'è davvero una nuova vita? 

LA MIA RECENSIONE

“Hosono, devi conservare un posto tutto per te, anche una bugia. Anche solo una piccola bugia, della grandezza giusta per ospitare una persona. Se riuscirai a tenere quella bugia nel tuo cuore e continuerai a raccontarla, potrà condirti in luoghi che non ti saresti mai aspettata. Nel frattempo, sia tu che il mondo potreste essere leggermente cambiati.”

La signorina Shibata lavora in un’azienda dove vengono prodotti tubi e anime di cartone, nel suo reparto è l’unica donna ed oltre a svolgere le sue mansioni lavorative si occupa anche di sistemare l’ufficio, di occuparsi della cucina, di preparare il caffè e pulire la sala riunioni, vive una vita stressata e a causa del lavoro non ha spazio per dedicarsi a se stessa. Un giorno decide di cambiare le cose e si rifiuta di pulire la sala riunioni dicendo di essere incinta. Così inizia una nuova vita per Shibata, una vita da donna incinta, e con tutte le agevolazioni che le vengono assegnate, soprattutto la riduzione dell’orario lavorativo inizia a dedicarsi a se stessa e a godere delle piccole cose. Shibata si crea una piccola bugia tutta per se attraverso la quale inizierà a vivere in un nuovo mondo grazie al quale capirà tante cose. 

Il romanzo mi è piaciuto, una storia davvero geniale, una ventata di aria fresca che mi ha regalato un sorriso e mi ha trasmesso tanta ma tanta tranquillità, ed è stato tutto merito di Shibata, la sua routine quotidiana, le sue passeggiate, la sua calma mi hanno rilassata. 

La storia è stata davvero insolita, una donna che non tollera più gli extra lavorativi e gli orari assurdi di lavoro, soprattutto non sopporta più il fatto che le vengano assegnate mansioni come preparare il caffè e pulire tutto, forse perché è l’unica donna del suo ufficio? Ma sono cose che può benissimo fare anche un uomo, così decide di ribellarsi dando il via alla gravidanza fondendosi momenti nuovi. 

Il romanzo lancia un messaggio molto importante, non dobbiamo lasciare alle situazioni e alle persone di invadere il nostro mondo e di prenderne il sopravvento, e se ciò accade basta crearsi un mondo personale dove non lasciar entrare nessuno ma dedicarci solo a noi stesse, proprio come Shibata che stufa di tutti e tutto riesce attraverso una bugia a vivere attimi di serenità, una serenità tanto desiderata. 

Un romanzo che consiglio di leggere perché è molto originale, pieno di significato, con un personaggio unico e insolito che vi metterà tanta ma tanta calma e poi imparerete molte cose sulla routine quotidiana di una giovane donna giapponese incinta. 


martedì 29 giugno 2021

“Un lavoro perfetto” di Tsumura Kikuko

 
“Un lavoro perfetto” di Tsumura Kikuko

Marsilio editore 

€ 18,00 cartaceo - € 9,99 eBook 

320 pagine 

Nel suo ruolo di consulente del lavoro, la signora Masakado è abituata a incontrare le persone più stravaganti, ad accogliere le richieste più insolite, e in genere è in grado di accontentare tutti. Così, quando una giovane donna si presenta presso la sua agenzia, è sicura di avere l’offerta adatta a lei. Dopo essersi licenziata in seguito a un esaurimento nervoso, la donna sembra infatti avere le idee molto chiare su ciò che vuole: oltre a essere vicino a casa, il nuovo impiego dovrà prevedere solo mansioni semplici e non offrire prospettive di carriera; dovrà essere, insomma, del tutto privo di sostanza, al limite tra il gioco e l’attività seria. Nelle singolari occupazioni che si prende in carico – dal sorvegliare uno scrittore sospettato di attività di contrabbando a inventare consigli che impreziosiscono la confezione di una marca di cracker di riso –, la neoassunta cerca soprattutto di non lasciarsi coinvolgere troppo. Ma nel suo saltare da un posto all’altro, nel suo acquisire regolarmente più responsabilità di quelle desiderate e ruoli più complicati del previsto, le diventa sempre più chiaro che non solo il lavoro perfetto non esiste, ma che quello che sta veramente cercando è qualcosa di molto più profondo. Ogni cambiamento comincia così a rappresentare una nuova fase di crescita interiore, fino alla consapevolezza che in tutto ciò che si fa c’è qualcosa di magico, di unico e di appagante, e che dobbiamo solo trovare (o non perdere) l’energia per riconoscerne la bellezza. Ironico e tenero, il romanzo di Tsumura Kikuko è una commedia dolceamara che, con la leggerezza, l’umorismo deliziosamente paradossale e un pizzico di surrealismo, tipici di tanta letteratura giapponese, racconta della ricerca, spesso vana, di un senso nel mondo del lavoro di oggi. Con un finale a sorpresa.

LA MIA RECENSIONE 

“Un lavoro perfetto” è la storia di una donna giapponese che dopo aver svolto per quattordici anni un lavoro che credeva fosse perfetto per lei, prende l’esaurimento nervoso e si licenzia, inizia così la scelta di un nuovo impiego che però non dura tanto. Sono tanti i lavori che inizia ma dei quali non rinnova mai il contratto e sono anche abbastanza strani. 

“Un lavoro perfetto” è una storia frizzante, insolita, che mette di buon umore, una storia diversa dalle altre. La protagonista, della quale non si sa ne il nome ne l’età, non riesce a trovare il lavoro perfetto, ogni impiego la coinvolge talmente tanto da farle venire l’esaurimento nervoso ed aumentare la sua ansia, diciamo che nella realtà casi come lei accadono eccome, si vuole fare tutto alla perfezione, si vuole fare bella figura con il capo e se il lavoro piace meglio ancora, la donna del romanzo svolge tanti lavori molto strani, lavori che le piacciono anche, ma la sua ansia di fare bene, di risolvere i problemi del capo alla fine le fanno male psicologicamente mettendola sotto stress. Ecco questa è la parte che mi è piaciuta di meno del romanzo, le vicende della protagonista sono talmente coinvolgenti che la sua ansia si trasmette al lettore, almeno nel mio caso, la donna mi ha innervosita e mi ha trasmesso ansia, il suo rimuginare troppo sulle cose, il suo pensare troppo a ciò che dicono gli altri e prenderlo troppo sul serio è stato contagioso che ad un certo punto ho detto “e basta, prendila con più leggerezza”, quando lavora nell’azienda di pubblicità sugli autobus il suo capo le chiede di tenere sotto controllo una sua collega, e lei per tutta la durata dell’impiego pensa e ripensa al perché  questa richiesta, ma ci pensa talmente tanto da stare male ed in ansia. 

A parte l’ansia che trasmette la protagonista, il romanzo mi è piaciuto, mi ha divertita molto, mi ha fatto conoscere altro sulla cultura giapponese e poi si parla molto di cibo e quindi, che voglia di cibo giapponese. Una lettura leggera da leggere tutta d’un fiato, con una protagonista insolita che alla fine lancia un bellissimo messaggio sulla vita. 

Buona lettura 

lunedì 21 giugno 2021

Recensione - “Le Malerbe” di Keum Suk Gendry - Kim #viaggiandoinoriente

“Le Malerbe” di Keum Suk Gendry-Kim

Bao editore 

€ 25

La fumettista coreana Keum Suk Gendry-Kim ha lavorato anni a questo racconto, basato sulla testimonianza diretta di una sopravvissuta, sul dramma delle comfort women, donne che – durante la guerra di conquista che il Giappone mosse contro Corea e Cina nei primi anni Quaranta del Ventesimo secolo – venivano vendute, rapite o costrette con l’inganno a lavorare come prostitute, violentate quotidianamente dai soldati. Questo libro è profondamente doloroso e rivanga un passato che spesso si è cercato di dimenticare o negare, ma che è importante conoscere e ricordare. Molto più che una biografia, Le malerbe è un racconto intimo e sentito, in cui anche la voce della narratrice è riconoscibile e importante, e si intreccia ai racconti, a volte comprensibilmente frammentari, di una donna che sente di non aver avuto un solo istante felice da quando è uscita dal ventre della madre, come dice lei stessa.

LA MIA RECENSIONE

 Questo mese per la rubrica #viaggiandoinoriente ho deciso di leggere la graphic novel “Le Malerbe”, il nostro viaggio sarà tra la Corea e la Cina degli anni 40 durante la seconda guerra mondiale. 

“Le Malerbe” è la vera storia di una donna coreana, Okseon, che durante la guerra fu sequestrata dall’esercito giapponese e deportata in una casa di piacere in Cina  al servizio dei giapponesi, per anni fu violentata e fu costretta a prostituirsi per i soldati fino alla liberazione. 

Si sa poco su questo triste capitolo di storia, tutti conosciamo cosa è accaduto agli ebrei nei campi di lavoro, gli atti abominevoli commessi verso di loro dai tedeschi, ma in quello stesso periodo nell’altra parte del mondo accadeva la stessa cosa, anzi peggio, l’impero giapponese diede ordine all’esercito di deportare coreani, cinesi, filippini e anche thailandesi in veri e propri campi di lavoro forzato, le torture subite erano atroci, il lavoro massacrante, niente cibo, niente acqua, e le donne? Le donne venivano rapite, o acquistate dalle loro famiglie e portate in case di prostituzione alla mercé dei soldati giapponesi, alcune di esse erano ancora delle bambine, avevano tredici anni, e venivano ingannate, le veniva detto di essere state adottate da famiglie benestanti e che avrebbero frequentato la scuola, invece il loro destino era quello di diventare “confort women”, donne di conforto. I proprietari delle case di piacere erano dei veri e propri aguzzìni, il loro scopo era far soldi e dare piacere ai soldati giapponesi, alle ragazze veniva negato tutto, acqua, cibo, cure mediche, le uniche cure che ricevevano erano per le malattie sessualmente trasmissibili, per evitare di non poter ricevere uomini.questo abominio non si è fermato con la liberazione, anzi, una volta liberate le donne di conforto, venivano allontanate dalla loro famiglia d’origine perché considerate disonorevoli, e quindi si ritrovarono, alcune di loro, in mezzo alla strada senza nessuno. Un capitolo della storia che non deve essere dimenticato, ciò che accadde in Europa accadde anche in oriente, tempo fa ho visto un documentario e le cose che succedevano nei campi di lavoro giapponesi erano davvero inquietanti, quasi peggio di ciò che succedeva in Europa. 

Le “confort women” sono paragonate all’erba, che si piega e non si spezza, proprio  per dare un’idea della loro forza, subivano tutto ma senza spezzarsi, a volte desideravano la morte come la protagonista Okseon, ma alla fine lottavano con la speranza che tutto sarebbe finito. 

“Le malerbe” è stata una lettura bellissima, emozionante, che fa provare tanta rabbia, una storia dura, cruda,  ciò che viene raccontato sembra pura fantasia, e invece è accaduto realmente, una graphic novel di grande bellezza e potenza che consiglio di leggere, anzi credo che tutti dovrebbero leggerla perché storie come questa vanno ricordate e mai dimenticate. 

giovedì 8 aprile 2021

Recensione - “Il paese delle nevi” #viaggiandoinoriente

 

“Il paese delle nevi” graphic novel tratta dal romanzo di Kawabata Yasunari.

Editore: Lindau

€ 19,00

224 pagine 

Durante un soggiorno alle terme del Paese delle Nevi, Shimamura, uno studioso di danza occidentale di condizioni agiate, incontra una giovanissima geisha e si lega a lei in un rapporto intenso e appassionato. Komako è diventata geisha per pagare le spese mediche di un amico d’infanzia, Yukio, figlio del suo maestro di shamisen. In paese si dice che siano fidanzati, ma è la bellissima e misteriosa Yoko a occuparsi di lui in modo amorevole mentre Komako rifiuta di andarlo a trovare, anche quando chiede di lei in punto di morte. Quella tra Shimamura e la geisha è però una storia d’amore che non può continuare, destinata com’è a suscitare soprattutto dolore, come lui comprende a poco a poco nel corso della loro frequentazione.

LA MIA RECENSIONE 

Per la rubrica di aprile #viaggiandoinoriente ho scelto di leggere “Il paese delle nevi”, manga tratto dal romanzo di Kawabata Yasunari edito Einaudi. Questo viaggio ci porta in Giappone, in una località esclusiva,  famosa per le sue terme perfette per rilassarsi, in una di queste terme avviene l’incontro tra Shimamura e Komako, una geisha intrappolata in quella vita per poter pagare le cure mediche di un amico. Un amore forte, che provoca dolore ma che non può avere un lieto fine. 

La storia non mi ha entusiasmata più di tanto, mi aspettavo più coinvolgimento, forse non avendo letto prima il romanzo non ho apprezzato a pieno l’intera vicenda, infatti ho intenzione di rimediare, anche il finale per me è stato un “boh”, sinceramente non ne ho capito il senso. La storia presenta anche cose positive che ho apprezzato, come l’ambientazione, è molto suggestiva, e la grafica del manga a tal proposito è stata davvero impeccabile, così come la raffigurazione dei personaggi, si possono vedere le varie emozioni, i loro stati d’animo, i personaggi sembrano veri. Mi sono piaciuti anche i dialoghi, molto profondi come poesia.  

Non mi va di sconsigliarne la lettura, se decidete di leggerlo però forse è meglio iniziare prima dal romanzo, magari in questo modo riuscite ad apprezzare il manga.